Chi Siamo

L’Associazione COMMUNITAS, nata il 16 dicembre 2022 con atto per Notar Pasqualino Franco di Cerreto Sannita (BN), ha registrato subito un interesse da parte di un pubblico più vasto dei sedici originari soci fondatori. Già in occasione della prima assemblea associativa del 24 febbraio 2023 sono pervenute molte nuove adesioni. Molte altre si manifestano quotidianamente. Ma non è il consenso fine a se stesso il nostro obiettivo. La nostra logica è selettiva e da condividere.

Scopo dell’Associazione è: “l’informazione, la comunicazione, la ricerca e la formazione sui temi di cultura della politica e di partecipazione civica alla vita pubblica nello scenario, regionale, nazionale e internazionale”. Più in particolare, l’Associazione “intende garantire il dialogo con gli attori dello sviluppo sociale ed economico, nonché l’ascolto delle realtà istituzionali territoriali per tradurre i bisogni delle persone in risposte concrete e responsabili, coerenti con i valori costituenti, al fine di concorrere al progresso spirituale e materiale della società, anche attraverso le sfide dell’innovazione, dell’inclusione e della sostenibilità”. Questo è quanto dispone l’art. 3, comma 1, dello Statuto COMMUNITAS.

Il nome associativo è ispirato al volume del Prof. Roberto Esposito, filosofo napoletano tra i più conosciuti al mondo, che ad esso ha dedicato un saggio fondamentale pubblicato nel 1998. I suoi pensieri sulla politica e sul cd. «impolitico», come rovescio impensato della politica, risalenti alla fine degli anni Ottanta dello scorso secolo, sono il perimetro concettuale dal quale abbiamo preso le mosse. I lavori successivi sulla «comunità», al di fuori di ogni riferimento ai comunitarismi passati e presenti, affidano a questo pregnante concetto di cultura politica il significato di un «essere insieme», che descrive un’opportunità e un limite da esplorare.

Nella conclusione della «stagione impolitica», dallo stesso Prof. Esposito certificata nei suoi ultimi saggi sull’istituzione, ci è sembrato che il tempo attuale consenta alla comunità di «farsi opera», riempiendo il «vuoto» di cui si compone e onorando il «dono» (il munus, da cui origina etimologicamente il nome) nei confronti degli «altri», inseparabili da noi.

Il filosofo e antropologo francese Georges Bataille, in uno scritto della fine degli Quaranta del Novecento, richiamato dal Prof. Esposito come punto di riferimento dialettico, scrive: «il sacrificio è il calore, dove si ritrova l’intimità di quelli che compongono il sistema delle opere comuni».

Ripercorrendo l’ideale mazziniano dei sacrificanti «doveri dell’uomo», abbiamo sentito come «misera filosofia» quella «che vorrebbe sostituire una dottrina di non so quale fatalismo al grido della coscienza umana».

Dinanzi agli innumerevoli disagi quotidiani, abbiamo compreso incombente il nostro senso di responsabilità rispetto a una libertà matura, che reclama diritti ma richiede anche l’adempimento di doveri morali, ancor prima che giuridici, come quelli indicati nell’art. 4, comma 2, della nostra Costituzione, esemplificato nella nostra norma statutaria.

Queste sono le radici culturali che confidiamo facciano crescere, nel confronto e nel dibattito, l’Associazione COMMUNITAS, che non appartiene ad una logica «proprietaria» di separatezza ma si alimenta di persone nuove alle quali dare risalto, a cominciare da quelle più deboli.

Va evocato ancora, qui, Giuseppe Mazzini. «Siete uomini: cioè creature ragionevoli, socievoli e capaci, per mezzo unicamente dell’associazione, d’un progresso a cui nessuno può assegnar limiti». Dobbiamo metterci, però, l’«opera nostra». «Dovete educarvi ed educare, perfezionare», ammonisce Mazzini. E farlo mediante il sistema di un’opera comune, uno sforzo armonico e costruttivo di senso. «La terra è la nostra lavoreria».

Questa la speranza più alta: poter contribuire alla ricchezza del Paese Italia in una chiave di fratellanza internazionale attraverso l’educazione rafforzata al «ben operare», a quei «valori» che tutti dovrebbero unirci.